In questo periodo di distanziamento sociale mi capita di incontrare tante persone in sogno, forse molto più di prima, il mio inconscio più profondo ci ha messo un po’ ad aggiornarsi alle nuove disposizioni e solo qualche giorno fa ho fatto il mio primo incubo sulle autocertificazioni.

Mi chiedo come si depositi la vita sui sogni, quali regole la mia mente segua per creare quelle storie sconclusionate che mentre le vivo mi sembrano così perfettamente reali. Sono sempre stata affascinata dal mondo misterioso che ci lasciamo alle spalle quando apriamo gli occhi, ed è chiaro che anche il regista Michel Gondry condivide con me questo interesse maniacale.
Il film si apre con il protagonista Stéphane, che mentre sogna ci racconta di come si preparano i sogni: un tantino di pensieri a casaccio, una punta di reminiscenze del giorno mischiate con un po’ di ricordi del passato, amori, relazioni, emozioni, e tutte le altre cose che finiscono in -zioni.

Se avete visto il video in cima all’articolo avrete notato che sembra lo studio di una trasmissione come l’albero azzurro o Art attack, in effetti i sogni di Stéphane sono un po’ artigianali, un collage di carta e plastica che si mescola con elementi reali. Questo dà l’illusione di poter distinguere i sogni di Stéphane dalla realtà. Invece no! Nemmeno lui a volte ci riesce, e questo gli crea un bel po’ di problemi, soprattutto dopo che conosce Stéphanie.
In questi giorni mi è stato fatto notare che nei miei film preferiti c’è sempre una storia d’amore.
Non ci avevo fatto caso, perchè non faccio incetta di film sdolcinati né tanto meno di commedie romantiche americane. Però è vero, c’è una storia d’amore in quasi tutti i miei film preferiti, mannaggia! Ma sono storie d’amore imperfette, belle perché imperfette.

Ora faccio un paragone azzardato: Ieri ho visto il film di Thor, della Marvel (sì, mio fratello mi ha obbligato).
Jane vede Thor, gli piace, se ne innamora, Thor se ne innamora a sua volta, in un attimo farebbero di tutto l’uno per l’altra. Bello, eh? Ma sembra tutto finto, una storia d’amore messa lì perché ci va “da scaletta”, non per il bisogno di raccontare qualcosa di sentito. Un amore di plastica, senza indecisioni, dubbi e paranoie.
Solo io mi faccio le paranoie? No, anche Stephan, per fortuna.

Contrariamente ai protagonisti di “Thor”, Stephan non capisce subito di essere Innamorato di Stephanie, infatti preferisce la sua esuberante amica Zoè, ma un sogno cambia tutto e non riuscirà a smettere di pensare a lei. Se vi è piaciuta l’opera precedente di Gondry “The eternal sunshine of the spotless mind” (non chiamatelo “se mi lasci ti cancello”) amerete sicuramente anche questo film.
Con un’abbondanza di fantasia ed elementi surreali, o meglio, onirici, Gondry riesce creare dei personaggi così veri e autentici da rimanere impressi nella memoria come fossero dei vecchi amici. Io direi che questo è tra i film a cui voglio bene. Ma si può voler bene a un film? Io direi di sì, decisamente.