Shutter – Banjong Pisanthanakun

da | Mag 6, 2020 | Recensioni

Un horror thailandese che non vi scorderete, mai.

Film d’esordio alla regia per Banjong Pisanthanakun, all’epoca venticinquenne, Shutter è un horror thailandese del 2004 e distribuito in Italia nel 2006.

Al ritorno da un matrimonio Tun e la sua fidanzata Jane, entrambi ubriachi, investono una ragazza comparsa all’improvviso in mezzo alla carreggiata. Impauriti, vedendo la strada deserta decidono di fuggire lasciando il corpo della ragazza ancora sull’asfalto.

Qualche tempo dopo Tun, che di professione fa il fotografo, inizia a notare strani e inquietanti elementi nelle foto scattate, tra cui strani fasci di luce e giochi di ombra che ricordano volti femminili.

Jane, vedendo il suo ragazzo sempre più mentalmente instabile, decide di indagare sul motivo di queste strane apparizioni, dubbiosa del fatto che questa persecuzione colpisca soprattutto Tun: era lei che guidava quella notte infatti. Questo porterà alla luce un terribile segreto.

Banjong dimostra con questo straordinario e precoce esordio di conoscere l’horror nelle sue accezioni classiche e moderne citando classici del passato come Psycho di Alfred Hitchcock o capisaldi più recenti come Ring di Hideo Nakata e Ju-On di Takashi Shimizu.

La regia riprende gli elementi cardine dell’horror di stampo orientale dando spazio soprattutto ai  lenti movimenti di macchina, creati per aumentare l’ansia e la tensione nello spettatore, e l’utilizzo di più piani d’immagine per dare l’idea di un’entità perennemente presente nella quotidianità dei personaggi. Non mancano ovviamente i jump-scare che utilizzati in modo consapevole risultando essere sempre terrificanti e mai banali. 

Particolarmente interessante il ruolo chiave della macchina fotografica come vero e proprio strumento per segnalare l’eventuale presenza di spiriti portando ad alcune sequenze filmiche veramente spaventose.   

Se da Ju-On di Shimizu viene ripreso il concetto di horror visivo, in cui la minaccia è sempre inquadrata e terrorizza personaggi e spettatore, che in questo caso permea soprattutto la prima parte della pellicola, da Ring di Nakata invece Banjong attinge alla capacità di creare terrore attraverso la sceneggiatura.

Creando un mix perfetto tra l’iniziale terrore inconsapevole, ed una conseguente consapevolezza data dall’inquietante scoperta fatta da Jane circa l’origine dell’incubo. Questo porterà lo spettatore a porsi una semplice ma fondamentale domanda: chi è, in fin dei conti, il vero mostro?

Ad una regia terrificante e ad una sceneggiatura inquietante si aggiunge un sonoro da brivido lungo la schiena che riesce a tenere sempre alta la tensione dello spettatore. Su un’ora e mezza circa di film infatti sono forse tre o quattro le scene “soft”. 

Shutter, da non confondere col suo notevolmente inferiore remake americano del 2008, è senza ombra di dubbio uno degli horror orientali più spaventosi e concettualmente interessanti degli ultimi anni, capace di prendere spunto dai grandi del passato e del presente rielaborando il tutto in una chiave comunque autonoma e strettamente personale. Consigliata la visione!

Articoli della stessa categoria:

Assandira – Salvatore Mereu

Assandira – Salvatore Mereu

Presentato in anteprima fuori concorso a Venezia77, ecco Assandira, ultima fatica del regista Salvatore Mereu, tratto dall’omonimo romanzo di Giulio Angioni (2004 - Sellerio). Assandira racconta una storia ambientata in una Sardegna in bilico problematico tra vecchio...

leggi tutto

Vuoi leggere qualcos’altro? Ecco le nostre categorie:

Categorie:

Cineforum

Concorsi

Laboratori

News

Recensioni