Stoker – Park Chan-Wook

da | Mag 8, 2020 | Recensioni

Stoker di Park Chan-Wook è un thriller del 2013, scritto da Ted Foulke, che egli stesso ha descritto come un “film dell’orrore, un dramma familiare e un thriller psicologico”, delineando perfettamente le sensazione che lui stesso con la sua sceneggiatura e il regista con la sua regia hanno voluto esprimere.

La storia ha luogo in una bellissima villa nella provincia statunitense. Questa casa appartiene alla ricca famiglia degli Stoker, intenta ad elaborare un lutto, quello per la morte del padre di famiglia, Richard. I protagonisti delle vicende sono sua figlia India e la moglie vedova Evelyn, che  avranno modo di ospitare nella loro casa il misterioso zio Charlie, un uomo affascinante dal passato avventuroso e solitario, che decide di visitare la famiglia del defunto fratello maggiore. Tuttavia perché decide di farlo in un momento così drammatico e perché non si è mai fatto vedere prima, come se non se ne conoscesse manco l’esistenza?


Così inizia Stoker, da cui traspare una scrittura meticolosa la cui complessità non sta tanto nell’intreccio, abbastanza comprensibile fin dalla prima metà del film, ma nel modo in cui i personaggi prendono forma e personalità lentamente ma con grande efficacia, ma soprattutto nel modo in cui i vari segreti celati all’interno della loro casa e della loro famiglia verranno svelati attraverso dubbi legittimi, indizi inquietanti e falsità celate. I bei colpi di scena non mancano, ma non sono i veri protagonisti dell’opera.

Il regista, forte della sua esperienza ventennale, riesce a far emergere dalla sceneggiatura un’esperienza visiva carnale, intensa e fortemente sensuale, con dei giochi di potere sessuale e animalesco, grazie al quale vengono scardinati vari cliché del genere. Chi è infatti il personaggio più predominante e perfido? La strafottente diciottenne India (Mia Wasikowska), l’instabile madre Evelyn (Nicole Kidman) o l’ambiguo zio Charlie (Matthew Goode)? Ognuno di questi tre personaggi è carico di una sessualità dominante, che il maestro Park riesce a far risaltare grazie anche alla bravura e l’indubbio fascino estetico e caratteriale dei personaggi, che ci accompagneranno ad una risposta a questo quesito.

Gli sguardi intensi, la tensione sessuale dei corpi, la tensione violenta delle mani sono sempre palpabili grazie a dei particolari anatomici ripresi e montati ad arte. Laddove però il film conferma di aver grande classe è anche nelle inquadrature d’insieme, con prospettive ricercate e inquietanti, e nelle scene di dialogo nelle varie stanze che i personaggi riempiono con il loro aspetto raffinato e borghese, a volte con occhiate di desiderio, altre volte con puro disprezzo e invidia.

Gli interni, ampie stanze dalla grande raffinatezza, sembrano suddivisi in maniera sconnessa e netta, quasi a dare idea di quanto taglienti siano le personalità al suo interno. Infatti, una delle scene emblematiche dell’opera è quella dove i tre Stoker hanno un breve dialogo a tre e sono nei pressi della cucina, ripresi però da angolature diverse che non danno modo di far comprendere facilmente la posizione della cucina dove lo zio è intento a cucinare. Il gioco della prospettiva sembra dare l’idea che sia un effetto voluto in cui India risulta effettivamente tagliata fuori dalla stanza e la madre gelosa ne controlli la soglia come fosse il territorio invalicabile di un felino, lasciando intravedere un bisogno di controllo e di filtro tra la nipote e lo zio.

I temi della caccia e della gelosia verranno messi in risalto per tutto il film e verranno accentuati man mano che le personalità dei personaggi si riveleranno per quello che sono, specialmente due personaggi, la sfrontata India e l’ambiguo Charlie. Tutti e tre gli attori protagonisti, compresa Nicole Kidman, sono perfetti per le vicende raccontate e non sfigurano l’uno contro l’altro, formando un trio ammaliante.

Stoker si esprime spesso con dissolvenze incrociate di grande livello, con incroci tra frame vari e visivamente ipnotici, ma anche con un uso di flashback rapidi montati ad arte. Ma il montaggio è accompagnato anche da una buonissima colonna sonora a doppia mano tra Clint Mansell per le tracce centrali e il maestro Philip Glass per le musiche suonate al pianoforte suonate nel film dai protagonisti in alcune delle scene più intense del film. Ciò che traspare è un senso di malinconia e tristezza, alternate ad una violenta carica erotica.

In questo forte mix di generi in cui il montaggio è di grossa importanza, Stoker dimostra di essere un esempio di film d’autore in cui il lavoro dei vari uomini della produzione è incastrato alla perfezione per produrre un meccanismo unico e sorprendente. Del resto il film stesso presenta influenze da Hitchcock,

rolex replica

regista amato da Park e famoso per tirare fuori dalle sceneggiature non sue degli incastri filmici di spessore, inoltre, non a caso, la famiglia dei protagonisti si chiama Stoker, visto che il loro erotismo e inquietudine sono un degno omaggio a un classico della letteratura, Dracula di Bram Stoker.

Eppure l’opera non è un horror dagli elementi paranormali, bensì un thriller drammatico con una scrittura psicotica, espressa da una regia raffinata e provocante dalle tinte visive oscure e scioccanti. Stoker è un ottimo film ed è una delle tante conferme che Park Chan-wook è uno dei più grandi registi del cinema contemporaneo. 

Articoli della stessa categoria:

Assandira – Salvatore Mereu

Assandira – Salvatore Mereu

Presentato in anteprima fuori concorso a Venezia77, ecco Assandira, ultima fatica del regista Salvatore Mereu, tratto dall’omonimo romanzo di Giulio Angioni (2004 - Sellerio). Assandira racconta una storia ambientata in una Sardegna in bilico problematico tra vecchio...

leggi tutto

Vuoi leggere qualcos’altro? Ecco le nostre categorie:

Categorie:

Cineforum

Concorsi

Laboratori

News

Recensioni